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sabato, Aprile 20, 2024

Alessia Montani:”Dai grani antichi un aiuto per il nostro pianeta”

Ultimo appuntamento prima della pausa estiva per la nostra rubrica #ricettadidonna. Protagonista di oggi, un’imprenditrice del gusto a tutto tondo. Una donna impegnata tra arte, moda e, soprattutto, food. Il suo obiettivo è quello della tutela della salute dell’uomo e del pianeta tramite la biodiversità e il recupero delle antiche sementi. Parliamo di Alessia Montani, leader della start up M’AMA.SEEDS.

Come nasce l’idea di M‘AMA.SEEDS?

Ho fondato la Start Up M’AMA.SEEDS, con l’idea di costituire una filiera agroalimentare nuova, quella delle antiche sementi italiane (e più in generale dell’area del Mediterraneo), per recuperare e valorizzare un patrimonio abbandonato: la biodiversità vegetale delle nostre semenze autoctone. L’idea è nata constatando, da una parte, la difficoltà di coloro che, isolatamente, custodiscono e valorizzano i nostri antichi semi; e, dall’altra, la grave lacuna del sistema normativo nazionale, che manca di dare un’identità e una tutela a questo importante asset italiano.

Cosa l’ha spinta ad investire in questo progetto?

I motivi sono molteplici. Anzitutto, una ragione etica, cioè la volontà di potere, in qualche modo, contribuire alla salute dell’uomo e del pianeta.

Che conseguenze ci sono per l’uomo?

C’è una stretta relazione tra alimentazione e malattie. Sono, ad esempio, molteplici gli studi di medici e ricercatori, che hanno dimostrato come numerose patologie di carattere ormai sociale (celiachia, gluten sensibility, obesità, diabete, ipertensione, etc.), si sono sviluppate o incrementate negli ultimi 70 anni, a seguito della modificazione dei grani cosi detti moderni, posti alla base dei prodotti trasformati come pane, pasta, pizza, biscotti, che costituiscono gli ingredienti primari della dieta mediterranea.

E per il pianeta?

È all’evidenza di tutti come la salute del Pianeta risenta delle ferite inferte dall’uomo; quindi, ripristinare e valorizzare la biodiversità è sicuramente un modo per aiutare il Pianeta a trovare nuove forme di equilibrio.

Tutto ciò non può che impattare anche sull’economia…

Esattamente! C’è poi un motivo economico: credo che la costituzione di una nuova filiera agroalimentare, che coinvolga tutti gli agricoltori, i trasformatori, i distributori di antiche semenze autoctone italiane possa costituire un grande volano economico, che si potrà estendere non solo al settore agricolo e alimentare, ma anche a quello dell’ospitalità. Sono sempre di più le strutture alberghiere, i ristoranti e gli Chef che, come Bonetta Dell’Oglio, Niko Romito e tanti altri considerano “quanto arriva a tavola”, come possibilità di incidere sulla salute dell’uomo e del Pianeta.

Come opera la Start Up?

Come dicevo prima, la Start Up funge da aggregatore tra tutti coloro che condividono questa filosofia e funge anche da divulgatore per far conoscere attraverso eventi, dibattiti, work shop questo antico mondo rivolto al futuro, creando una nuova filiera agro alimentare e fondare anche un Consorzio, che raggruppi produttori e istituzioni e che adotti un Disciplinare per garantire la qualità dei prodotti e del processo produttivo.

Qual è l’obiettivo?

L’altro importantissimo obiettivo è quello di avanzare una proposta normativa per differenziare i grani e le altre sementi moderne da quelle antiche. Con riferimento ad esempio al grano, attualmente, la normativa prevede che si possa utilizzare la dizione grano 100 per cento italiano anche se proviene da altri paesi del mondo ed è soltanto coltivatomolito nei nostri territori. Ciò vale per tutte le sementi quindi ortaggi, frutta, brassicace, erbe officinali, vitigni.

Tutto ciò è, ad oggi, sperimentato in un parco sperimentale, ce ne racconta di più?

Un grande Parco, ideato da me e progettato dall’architetto Fernando Miglietta tra natura e artificio come luogo simbolico della interazione e della produzione creativa in cui si coltivano, come in un orto della mente, gli elementi identitari della nuova bellezza. Sia con interventi di artisti in simbiosi con l’architettura del parco, sia con altri segni di natura poetica educativa. Un rapporto intenso tra arte, architettura e ambiente dove semi, segni e sogni diversi si intrecciano. Un Parco dell’anima, in una spazialità senza confini, che sapientemente guida il visitatore in una diversa prospettiva del mondo.

Food, ma anche Arte e Moda. É un’imprenditrice del gusto in senso lato

Cibo, arte e moda sono tutte forme di creatività tra loro collegate come ha dimostrato l’evento svolto a Noto presso lo Zahir Countryhouse il 5 agosto scorso che ha legato, con un file rouge questi mondi solo apparentemente distanti.

L’unione fa sempre la forza. Avrà sicuramente un grande team alle spalle?

Assolutamente si, la Start Up è riuscita a crescere così velocemente grazie al lavoro corale dei soci (Stefano Carta, Annalisa Luciani, Nicola Fraddosio, Stefano Crisci, Lucia Pascarelli, Flaminia Barachini)  e grazie alle partnership con produttori ed enti pubblici e privati. Particolarmente con il Quasar Institute for Advanced design di Roma e con il CUMO, Centro Universitario del Mediterraneo a Noto.

Tradizione e cultura cosa rappresentano per lei?

Tradizione, arte e cultura sono, a mio avviso, fattori strategici per la crescita di una coscienza etica. Sono convinta che in tutti i settori il raggiungimento di obiettivi di eccellenza non possa prescindere dalla ricerca e dalla cultura. Elementi che devono essere posti alla base di qualsiasi attività. Soprattutto, in un’epoca come quella che stiamo vivendo, nella quale è fondamentale che i manager aziendali acquisiscano e diffondano nelle proprie aziende la cultura della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità, sul piano non solo economico, ma anche sociale ed ambientale.

Qual è la sua ricetta di donna?

La mia ricetta come donna è quella di avere un sogno e perseguirlo, anche se visionario, senza farsi scoraggiare dagli errori e dai fallimenti. Gli ingredienti di questa ricetta sono: passione, sacrificio e perseveranza.

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