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venerdì, Aprile 19, 2024

Viticoltura in Irpinia: i vini di Cantina Riccio

La storia di Luigi De Marco, proprietario con la famiglia di Cantina Riccio, parte da Chiusano di San Domenico, comune di due mila e cinquecento anime, situato in provincia di Avellino nel cuore dell’Irpinia, terra che riesce a regalare vini fortemente identificativi del territorio d’appartenenza. La storia famigliare parte di qui, dal nonno Emiddio e dai quei terreni oggi diventati un luogo dove vino, cibo e benessere s’incontrano. Cantina Riccio è una delle strutture più belle della Campania, contornata da un resort, che ha al proprio interno un ristorante e dodici camere, di cui sei sono delle suite. L’avventura nel mondo del vino per Luigi De Marco detto, “O Riccio”, da cui trae il nome proprio la cantina, è iniziata nel 2005. Luigi vive a Roma e lavora nel settore bancario, proprio come suo padre, ma da troppi anni custodisce il desiderio di rendere concreto il sogno appartenuto da sempre al papà e oggi fatto suo, produrre vino. I lavori d’ampliamento della cantina sono stati eseguiti nel 2014, oggi la produzione si attesta sulle quaranta mila bottiglie nonostante la struttura possa realizzarne 400 mila per sette ettari vitati. L’attività ristorativa è partita sul finire del 2019 e il diffondersi della pandemia ha impedito lo sviluppo che ci si aspettava.

L’emergenza legata al Covid vi ha fermato, ora come procede la situazione?

Prima del diffondersi della pandemia avevo in programma un gran numero d’eventi, tra matrimoni, comunioni, battesimi e compleanni, qui da noi c’è l’abitudine di festeggiare tutto in grande, il Covid ci ha bloccato. Il tre giugno siamo ripartiti, godiamo di ampi spazi all’aperto che ci hanno permesso di continuare a lavorare, rispettando tutte le regole di sicurezza. Grazie alla piscina e alla formula brace e brunch abbiamo avuto buoni risultati, diversi eventi rimandati al 2021 si sono comunque realizzati. Gli eventi ci permettono di reggere i costi della struttura per tale motivo non possiamo rinunciarci.

Qual è la vostra idea di ristorazione?

Una cucina gourmet con dosi campane, che prediliga la soddisfazione del cliente e per farlo ho chiamato in struttura tre professionisti provenienti dal ristorante Marennà, una stella Michelin, di proprietà di un’altra cantina campana, Feudi di San Gregorio. Antonio Sicignano, ex sous chef di Paolo Barrale, il responsabile di sala e un cameriere, allo chef ho lasciato carta bianca per la realizzazione dei suoi piatti. Siamo partiti con dei menù degustazione, da settembre a febbraio, poi, l’arrivo del Covid ci ha bloccato quando stavamo per presentare il menù alla carta, che finalmente siamo riusciti a introdurre, anche perché il menù degustazione risultava una limitazione per i nostri clienti. Farsi conoscere è dura ma è un piacere vedere negli occhi di chi ci viene a trovare lo stupore per la bellezza dei nostri spazi.

Avete ripreso le degustazioni in cantina?

Certo, procediamo con visite per gruppi di dieci persone, io dal lunedì al venerdì sono a Roma e nel weekend scendo qui per coordinare il tutto, per il momento continuo ancora a dividermi tra il lavoro nel settore finanziario e la cantina.

Come procede la vostra distribuzione?

Grazie alle mie personali conoscenze riesco a introdurre molto bene i nostri vini sia a Milano che a Roma, per la distribuzione ci siamo affidati a Patrizia Leonardi, che ha proprio una società che si occupa di questo, riuscendo a essere presenti in Olanda, Danimarca, Giappone, stiamo inserendo la nostra linea anche in Germania, Belgio e in California.

Progetti futuri?

Per fine anno conto di terminare i lavori per l’agriturismo, uno spazio verde immerso nelle vigne. Sono sempre più convinto che la produzione del vino da solo non basti bisogna lavorare anche sul fronte dell’accoglienza e della ristorazione, che fungono da traino. Voglio realizzare una strada, che in futuro i miei figli e i miei nipoti possano percorrere.

Degustazione

Fiano d’Avellino, Greco di Tufo e Taurasi Docg

Queste tre Docg godono di un microclima eccezionale dettato dall’elevata altitudine, siamo a 700 metri sopra il livello del mare, dove le escursioni termiche tra il giorno e la notte conferiscono a questi vini un carattere predominante. L’enologo è Gerardo Spiniello, la caratteristica che accomuna questi tre vini è un’eleganza di fondo che accompagna il sorso, lasciando alla mente una sensazione piacevole da ricordare.

Fiano d’Avellino Il colore è il classico giallo paglierino, al naso regala profumi minerali, ottima freschezza per nulla invadente, la persistenza così prolungata è il suo punto di forza.

Greco di Tufo Giallo paglierino dai riflessi dorati, i profumi rievocano i frutti tropicali e già al naso si evince una buona mineralità. A palato la freschezza così piacevole invoglia al sorso successivo, buona persistenza.

Taurasi DOCG “Appia Antica” Questo è un vino che predilige un lungo invecchiamento, l’annata 2015 preannuncia le sensazioni, che con il trascorrere degli anni potranno essere apprezzate ampliamente. Il colore è uno splendido rosso rubino, i profumi di frutta rossa si aprono verso un ventaglio di sentori terziari, percettibili le note speziate. Trama tannica abbastanza vivace ma non invadente buono ora ottimo fra cinque anni.

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