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venerdì, Marzo 29, 2024

Riso Buono, Cristina Brizzolari: tra lavoro nei campi e smart working pensando alla ripresa

A patire in misura maggiore i risvolti economici creati dall’emergenza sanitaria sono loro, i produttori di nicchia, quelli non presenti nella Gdo per intenderci. Grazie a loro oggi il Made in Italy agroalimentare è un marchio di qualità riconosciuto in tutto il mondo, ma cosa accadrà domani, quando la bufera sarà passata? Lo abbiamo chiesto a Cristina Brizzolari, titolare dell’azienda Riso Buono.

Cristina come stanno andando le cose, a casa e in azienda?

È piuttosto complicato, sono chiusa in casa e mi sono messa a fare di tutto anche se, essendo molto ordinata per natura, era già tutto a posto. Riguardo l’azienda, noi lavoriamo principalmente con i ristoranti, che ora sono chiusi, quindi chiaramente non abbiamo tanti ordini. Abbiamo rallentato tutto, i campi vanno avanti e la produzione di riso non si ferma, continuiamo a fare riso buono e di qualità ma aspettiamo che riapra tutto e riprendano gli ordini. Noi non siamo presenti nella grande distribuzione, che sta andando bene dal momento che i supermercati sono stati svaligiati. Per loro c’è stato un incremento, per noi invece una flessione, ovviamente negativa, inutile continuare dire che va tutto bene. Sicuramente con forza e coraggio ci riprenderemo, però attualmente stiamo alla finestra a vedere che succede. Io sono dispiaciuta moltissimo anche per i ristoratori, perché sono quasi tutti amici; non avendo distributori ma solo clienti diretti, sono tutte persone che conosco.

Quando si è conclusa la vostra fase di startup?

Noi siamo nati 6 anni fa, abbiamo finito la start up l’anno scorso e quest’anno stavamo andando molto bene. In azienda abbiamo una decina di dipendenti e oggi sono tutti in smart working, tranne quelli che vanno nei campi, ognuno sel proprio trattore, chiaramente tutti divisi, seguendo le norme di sicurezza. In ogni locale ci sono non più di 2 persone.

Dove si trovano le vostre coltivazioni?

Tra Novara e Vercelli, a Casalbeltrame, in piena zona rossa. Io non sono più potuta andare in azienda, da 20 giorni…

Che rapporti avete con l’estero, a livello commerciale?

Della nostra produzione il 40% va all’ estero, in America, e il 60% in Italia. Poco fa ero al telefono con il mio importatore di Los Angeles, mi diceva che i ristoranti sono chiusi e loro sono a casa. Fino alla settimana scorsa l’export ha retto benissimo, da questa settimana si è ingessato. l’Italia si era già ingessata, quindi sono ferma. Il mio importatore diceva che negli Usa hanno preso misure di precauzione lentissime e in ritardo, quindi fino a due giorni fa erano tutti in mezzo alla strada a girare. Il Fancy Food Show a New York a fine giugno non si sa se è confermato, ma io non credo che si farà…quindi sono bloccata anche sul fronte della fiera, con i magazzini pieni perché questa è la stagione di massimo consumo per i ristoranti quando cioè, finito l’inverno, la gente ricomincia ad andare fuori. Ho sentito il proprietario di un ristorante a San Francisco, mi diceva di aver licenziato 32 persone, che non hanno come noi la cassa integrazione o l’assistenza sanitaria, non hanno niente, vanno a casa.

Quest’anno il turismo sarà bloccato e pure i consumi. Dovremo ripartire da noi, scegliendo prodotti italiani e vacanze all’interno dello stivale?

Sono d’accordo, dobbiamo cercare di fare le vacanze in Italia, spendere in Italia e comprare prodotti italiani. Anche con Coldiretti stiamo facendo la campagna “compra italiano”.

Lo smart working ha di fatto sdoganato il lavoro digitale. Come vi siete attrezzati?

Noi siamo già tutti digitalizzati, avendo la sede a Roma, lo smart working è stato facilissimo, abbiamo già tutto in Dropbox. Essendo un’azienda piccola, anche se facciamo bei numeri, siamo tutti amici e abbiamo già fatto il lavoro di digitalizzazione quindi non abbiamo avuto problemi. Consiglio a tutti, in questi mesi in cui si sta a casa, di scannerizzare e avere tutto in digitale. Meno carta c’è e meglio è, questa è la mia filosofia in azienda. Appena arriva un documento lo si mette in rete, in condivisione con le persone dell’azienda. Io ho inziato due anni fa, perché vedevo che si accumulava carta inutilmente e tutti così trovano tutto più velocemente.

Ciò che è emerso da tutte le interviste fatte per la rubrica #whateverittakes è che nulla sarà più come prima.

Secondo me il superfluo verrà completamente eliminato. Stando a casa e riflettendo, si pensa a quello che serve veramente. I ristoranti ripartiranno perché ci sarà la voglia di condivisione con gli amici. Forse non si comprerà tanto nei negozi, ma ad andare a mangiare fuori con gli amici non si rinuncerà, proprio per il piacere di ricominciare, quindi mi auguro che per i ristoranti ci sia una ripresa importante.

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