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martedì, Marzo 19, 2024

Nuove generazioni di Ricci Curbastro, la diciottesima

“La terra non la possediamo, la prendiamo in prestito dalle generazioni future: noi non la possediamo” è la frase più emblematica che racchiude nelle parole tutta la fiducia e il futuro della Ricci Curbastro. La luce negli occhi di un padre silenziosamente parla mentre guarda i figli, racconta di orgoglio per le scelte e speranza nel futuro; la tenerezza e la fierezza con cui Riccardo guarda il figlio Gualberto trasmette più di tante parole.
“Diciotto generazioni da quando un Ricci Curbastro, si chiamava Pietro, esiliato da Firenze finì in Romagna, all’epoca posto di paludi, e da lì la famiglia è arrivata in Franciacorta fino a quando mio padre comparve come uno dei fondatori della Denominazione, scrivendone un pezzo di storia.” Il padre di cui parla Riccardo Ricci Curbastro è il compianto Gualberto, cui non manca commozione nel ricordo, di cui il giovane nipote porta il nome. “Gualberto ha cominciato a inserirsi nell’azienda dalla terra, a dispetto dei suoi studi in Bocconi, facendo esattamente la strada inversa rispetto a Pietro” narra orgoglioso il padre, rievocando la storia della famiglia giunta oggi a far esordire nelle sue aziende la XVIII generazione “ha cominciato a occuparsi di agricoltura occupandosi di un’azienda alle porte di Firenze, a Cerreto, nell’azienda di sua zia.” Questa è stata la prima avventura del rampollo, in contemporanea agli studi accademici ha sporcato le mani affondandole nella terra e imparando a guidare i trattori e potare.

La propensione alle produzioni bucoliche scorre nelle sue vene mista al sangue, non solo dalla famiglia paterna ha ereditato i geni della vitivinicoltura ma anche dalla materna: il nonno Daniele Vezzoli oltre a grande agricolture fu colui che fra i primi selezionò la razza bovina Frisona Italiana, negli anni ’50. “Dopo questa prima avventura agricola, Gualberto si è avvicinato al mio lavoro in Franciacorta e, insieme a lui due anni fa, abbiamo ricomperato una delle aziende di mio padre” come a chiudere un cerchio virtuoso a ritroso nella storia della famiglia. “Credo valga l’occasione di raccontare quello che oggi Ricci Curbastro rappresenta per tutti noi, con l’agricoltura ricca di innovazioni. C’è una regola in famiglia: la tradizione non è una cosa imbalsamata, ma sempre un’innovazione ben riuscita” prosegue Riccardo nel suo racconto di come le aziende della sua famiglia affrontino il cambio generazionale, passaggio sempre periglioso e delicato. “Se le generazioni successive ritengono opportuno tenersi le innovazioni allora vuol dire che non erano proprio delle stupidate”, così con un linguaggio simpatico e semplice si concretizza il pensiero. “Non dico che è un passaggio di testimone perché non ho ancora alcuna intenzione di deporre lo scettro; ho avuto la fortuna di lavorare trenta anni con mio padre e devo dire che non è mai facile lavorare con i genitori” ricorda con un filo di commozione Riccardo Ricci Curbastro “Ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha ascoltato e appoggiato, alcune volte, scelte che neanche condivideva fino in fondo. Spero di essere all’altezza di questo compito, non facile pensare che anche lui arriverà un giorno a mettere sul tavolo cose che non ho mai fatto, ponendo scelte e decisioni.”
Lo studio e l’avvicinamento del giovane Gualberto ha seguito tappe di un percorso che lo hanno reso partecipe e consapevole della realtà vitivinicola che lo avrebbe poi accolto: dal 2018 nel CdA del Consorzio Vini Franciacorta, nel segno di rinnovamento voluto dal nuovo presidente Silvano Brescianini, e Vice Presidente della Strada del Vino Franciacorta. L’arrivo di questa nuova generazione in azienda segna il momento di grande innovazione, non arriva con lui ma la ventata di freschezza fa il passo con la visione di un giovane: nel 2017 l’azienda ha conseguito la prima certificazione per la sostenibile Equalitas e nel 2018 la prima vendemmia interamente biologica, dopo il primo vino prodotto da vigneto di varietà resistenti alle crittogame, il Sebino IGT a zero trattamenti e zero residui.
Ed è così che Gualberto si affianca al padre nel lavoro, spalla a spalla come due sodali al di là del legame di sangue, ma forti del patto fra uomini che li lega nell’intenzione di portare avanti il progetto aziendale che, da così tante generazioni, porta il cognome della loro famiglia. Diciotto è il numero della maggiore età, per Ricci Curbastro è il numero della nuova generazione che con professionalità acquisita negli studi ed esperienza sul campo, conservando la giusta dose di modestia e voglia di imparare, si introduce in azienda. “La storia della nostra azienda è motivo di orgoglio ma anche di grande stimolo per me; i miei fratelli e io siamo costantemente spronati, abbiamo un bell’esempio davanti e l’obiettivo è poter fare sempre meglio” sono le parole del giovane Gualberto.
Un padre fiero e prode, sinceramente illuminato nello sguardo con cui ammanta il figlio, senza mai dimenticare quanto anche gli altri due apportino in speranza e futuro: Filippo enologo ora impegnato negli studi del Master a Bordeaux accumula negli anni vendemmie ed esperienze in tutto il mondo, dalla Francia alla Nuova Zelanda, per poi presto portarle a casa fra i filari di famiglia. Allo stesso tempo Daniele, che gli studi accademici vorrebbero impegnato in contabilità e gestione di affari, porta avanti il progetto artistico delle nuove etichette aziendali, esprimendo così il suo estro quando finisce il lavoro in una startup milanese impegnata nel settore immobiliare, una real estate online.
La fierezza nelle parole, la fiducia nel futuro e l’amore di padre permettono ai figli di crescere e diventare grandi; la fiducia nel futuro e la fierezza imprenditoriale permettono alle aziende di arrivare alla diciottesima generazione e non sentirsi arrivate, ma pronte a innovare per portare avanti il progetto senza confini fra azienda e famiglia.

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