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giovedì, Marzo 28, 2024

La sfida della Piana Rotaliana parte con il supporto della Fondazione E. Mach

Una pianura circondata da alte pareti rocciose e dolci pendii che si alternano a ettari di filari, sotto un cielo azzurro riscaldato dal primo calore primaverile: questa è la Piana Rotaliana, terra fertile lambita dai fiumi Adige, Noce e Avisio. “Il più bel giardino vitato d’Europa”, così l’amava definire Cesare Battisti. Una terra che esprime ancora la bellezza di una natura incontaminata, una comfort zone dove perdersi per poi ritrovarsi. La magia di uno spazio dove il tempo è dettato dai ritmi naturali, la semplicità è ancora un valore da perseguire e l’uomo ne è il suo custode.

Il protagonista indiscusso della Piana Rotaliana è il Teroldego, vitigno autoctono della zona, che riesce in bottiglia, seguendo gli stili produttivi di ciascun vignaiolo, a presentarsi con sfumature differenti, ammaliando i palati in una ricerca continua di perfezione. La bellezza della Piana risiede nella capacità di proiettarti in una dimensione fantastica, al limite dell’onirico, dimenticando l’affanno della quotidianità e la scansione del tempo dettata dagli impegni che affollano la vita.

La Piana Rotaliana si estende nei comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e la frazione di Grumo nel comune di S. Michele all’Adige, una valle utilizzata come passaggio obbligato per le comunicazioni tra Nord e Sud, tra area teutonica e mediterranea, tra impero e papato, in un passato che ha lasciato le sue numerose tracce nell’aspetto attuale del territorio. La “Rivoluzione Rotaliana”, così chiamata dai giovani produttori della zona, punta alla valorizzazione di questo glorioso passato attraverso i frutti del proprio territorio. Un movimento in cui la nuova generazione subentrata a quella dei padri e dei nonni ha maturato un’ottima formazione, rimanendo con il cuore piantato lungo i filari della propria terra.

Degustazione Teroldego, stube del Municipio Mezzocorona. Foto Stefano Caffarri

Visi arrossati dal precoce caldo sole trentino, unghie colorate dai grappoli di Teroldego, occhi carichi d’entusiasmo: questa è l’immagine dei produttori trentini presenti nella stube, allestita per l’occasione a sala degustazione, all’interno del Municipio di Mezzocorona. Una serata organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, centro d’istruzione e formazione a livello internazionale, che per il terzo anno consecutivo ha organizzato il Concorso Enotecnico: Valorizzazione Vini e Territorio con il patrocinio di tutti i comuni della Piana Rotaliana. Dieci assaggi di Teroldego, una carrellata di profumi dalle sfumature olfattive differenti, dove la concentrazione del frutto è sempre ben percettibile. Apre la degustazione l’azienda De Vescovi Ulzbach con il suo “Vigilius 2016”, annata straordinaria per il territorio, colore compatto, profumi che abilmente si intersecano su un gusto che persiste al sorso. Si prosegue con l’Azienda Agricola Zanini Luigi, “Vigna Le Cervare”, che nasce da una piccola vigna, riposa in barrique francesi per 12 mesi, che gli conferiscono una morbidezza che vira su note vanigliate, un profumo intenso di viola spicca sugli altri.  Passiamo poi alla cantina di Marco Donati, “Sangue di Drago 2016”:  Elisabetta Donati, unica produttrice in un parterre maschile, racconta il suo vino e del papà Marco con l’orgoglio tipico che le figlie hanno nei confronti dei loro padri. Un vino che marchia il palato e resta inciso nei ricordi. Si continua con la Cantina Dorigati “Diedri2016”: il giovane produttore, Paolo, parla della sua terra con la cura e consapevolezza di chi conosce ogni granello di quella vigna. Entusiasmo coinvolgente così come il suo vino, elegante e persistente da lasciare senza fiato. Il nostro viaggio sensoriale prosegue con l’Azienda agricola Federizzi Cipriano, “Teroldego Rotaliano2016”: oggi Giovanni conduce l’azienda di famiglia e la racconta con la timidezza di chi preferisce lavorare la terra piuttosto che parlarne, una concretezza pura che racchiusa anche nel suo vino.  Procediamo quindi nella degustazione con l’assaggio dalla cantina Endrizzi Elio&F.lli “Teroldego Rotaliano 2016”: questo vino stupisce per l’ampio bouquet olfattivo che accenna profumi di menta e colpisce per il racconto del produttore, giovanissimo, che frequenta l’ultimo anno della Fondazione Mach e parla del passato della sua azienda con la fierezza di chi non vede l’ora di entrarci. Il percorso degustativo ci conduce dunque al Foradori 2016, un vino dal duplice affinamento, botte e cemento, che conserva una bella pulizia, note di pepe nero in evidenza e capacità di beva semplice. A seguire, la Cantina Rotaliana Mezzolombardo “Teroldego Riserva 2015”, un vino complesso bilanciato sui toni fruttati e vegetali ben intersecati fra loro. La Riserva affina per 24 mesi in barrique e ulteriori 6 mesi in bottiglia. Giungiamo dunque all’assaggio della Cantina A. Martinelli “Teroldego Rotaliano 2014”: la storia di questa famiglia è legata a doppio filo con il comune di Mezzocorona, nel 1860 Andreas Martinelli acquista dalla famiglia Chini l’azienda e il palazzo in piazza, attuale sede del Municipio, e fonda la cantina e la macelleria. Oggi alla guida dell’azienda vinicola c’è la quinta generazione. Un vino intenso ed elegante che regala un finale persistente.  Chiudiamo in bellezza con l’Azienda Mezzacorona “Teroldego Rotaliano Riserva 2013”. Non merita presentazioni questa cantina, con questo vino si evidenzia la perfezione tecnica di un prodotto che rilascia piacevoli sensazioni da ricordare.

Foto di Stefano Caffarri

Questa degustazione si è svolta su un doppio binario: da un lato le emozioni, nate dai racconti dei protagonisti; dall’altro la tecnica, importante per comprendere la qualità dei prodotti. I vignaioli della Piana Rotaliana hanno l’obiettivo di raggiungere la Docg Teroldego, un traguardo che potrà sancire una storia fatta di sacrifici, i loro. L’appuntamento con questo angolo di paradiso è rimandato al 12 e 13 maggio per due giorni di degustazioni, masterclass, conferenze che vedranno il Teroldego in abbinamento ai vini di Borgogna per un gemellaggio che porta il nome  di “Incontri Rotaliani”. Trentino, è solo un arrivederci.

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