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venerdì, Marzo 29, 2024

Buono Farnesina, l’enoteca che strizza l’occhio alle botteghe storiche della Capitale

Pelle candida, capelli rossi e sorriso sincero, così Maria Vittoria Mazzaracchio accoglie i clienti a Buono Farnesina Bottega del Gusto, il locale cucito addosso a lei e a Edoardo, suo fratello e compagno in questa avventura. Maria Vittoria ha 34 anni e la sua passione per il cibo e per il vino è uno degli insegnamenti che il papà Paolo ha saputo darle. Il locale è nato nel dicembre del 2018 nel quartiere residenziale di Vigna Clara a Roma, da subito è riuscito a imporre il proprio spirito identificativo, grazie alla caparbietà della sua proprietaria. Buono Farnesina strizza l’occhio alle vecchie botteghe di quartiere, proponendo chicche e novità del panorama enogastronomico italiano, in un ambiente caldo ed esteticamente curato, volendo essere un salotto dove poter condividere e scoprire il gusto buono del nostro Paese. La pandemia ha interrotto quel flusso di gente, che la sera aveva preso l’abitudine a frequentare il locale non solo per l’acquisto di qualche prodotto, ma anche per una degustazione, per una chiacchiera o per seguire un piccolo corso d’avvicinamento al vino. Maria Vittoria, come tanti altri commercianti ed enotecari, ha dovuto adattarsi al momento, riformulando strategie e progetti iniziali, dal primo lockdown non ha chiuso un giorno, inserendo nuovi prodotti freschi da vendere, come le uova e i formaggi. Ogni mese del 2020 è stato diverso uno dall’altro, un’altalena di sentimenti, tra ansie, incertezze e paure, che non le hanno spento il sorriso, che continua a riservare ai suoi clienti.

Nel dicembre 2018 tu e tuo fratello Edoardo decidete di aprire questa Bottega del Gusto, come mai questa scelta?

Ho avuto per dodici anni un negozio d’abbigliamento, ma ho capito che quel settore era destinato a estinguersi, soprattutto per quelle boutique, che come la mia vendeva solo vestiti di grande qualità senza essere griffati. Ho capito che dovevo cambiare strada, poi un’estate di qualche anno fa, ho parlato ad una manifestazione enogastronomica con vari amici del settore e ho ben capito che nella mia vita dovevo fare questo. Io e mio fratello Edoardo siamo cresciuti con la passione per il buon cibo e il buon vino, sicuramente trasmessa da nostro padre. Edoardo ha frequentato un corso professionale sull’olio, un prodotto su cui crediamo tanto, io invece, ho seguito un corso per sommelier, così in enoteca ci siamo divisi i compiti, lui seleziona l’olio e io mi occupo della scelta dei vini.

Sei soddisfatta della scelta fatta?

Ho fatto questa scelta nel giusto momento e la rifarei, questo progetto è come se fosse mio figlio per l’amore che ci ho messo e ci metterò nel farlo crescere. Amo di questo lavoro poter raccontare ai nostri clienti le storie dei produttori che selezioniamo essere degli intermediari del gusto, cosa che le grandi piattaforme di e-commerce non potranno mai fare. Tannico, uno dei siti più importanti per la vendita del vino online, ha delle belle descrizioni ma non riesce a comunicare l’emozione. Compito di noi sommelier è quello di comunicare il vino, facendo cultura. Oggi si sente parlare tanto di biologico e di biodinamico ma deve essere un risultato appagante senza perdere mai di vista il gusto.

Che vini troviamo sul vostro scaffale?

Noi abbiamo dei vini primo prezzo che partono dagli otto euro senza superare i cento, vicino a me ho un’enoteca storica dove puoi trovare ogni referenza io ho preferito scegliere personalmente ogni etichetta, sapendo dire anche “No questa bottiglia non l’abbiamo”. Sui miei scaffali puoi trovare anche piccoli produttori che producono in totale mille bottiglie, per me è un motivo d’orgoglio consigliare un vino a un cliente e vederlo ritornare al negozio e chiedermi proprio il vino di quel produttore che gli avevo consigliato. Il nostro negozio è per romantici e per chi vuole condividere un’esperienza.

La Coldiretti ha lanciato l’allarme per le numerose enoteche della Capitale  rischio chiusura a causa della pandemia, voi come state fronteggiando questo periodo storico?

La prima settima in cui è scoppiata la pandemia vedevo fuori dal mio negozio la fila di gente, ma era per il fruttivendolo al nostro fianco. Ho dovuto fare qualche modifica e inserire dei prodotti freschi che prima non vendevo come il latte, le uova e i formaggi, grazie a questo devo dire che siamo sopravvissuti. Giugno e luglio sono stati dei mesi di nulla assoluto, a Natale ho perso tanto soprattutto sui mancati cesti natalizi aziendali, allo stesso tempo c’è stata tanta vendita per le cene a casa durante le festività. Ho venduto tutti i panettoni e ho dovuto riassortirli fino al 24 dicembre. Certamente ho lavorato ma con un tipo di lavoro diverso, considerando il cambio delle abitudini d’acquisto da parte della nostra clientela, se prima ci si indirizzava verso le chicche come la salsa di cipolle, il pomodoro confit, oggi si preferisce fare una spesa senza strafare, comprando un vino di una fascia prezzo base. Sicuramente la sofferenza economica c’è e la si vede.

Cosa rappresenta Buono Farnesina per te?

Ho realizzato questo negozio concependolo come se fosse una casa, un salotto per poter condividere il gusto e sentirsi bene. Mi piace essere riuscita a conquistare la fiducia dei miei clienti, mi piace perché siamo una famiglia, mi piace considerarci come una storica bottega di quartiere, ma rivisitata. Per me l’estetica è importante se un prodotto non mi piace non lo compro.

Come la vedi la situazione per il settore?

Io spero nel vaccino come prima cosa, potrà essere la via per tornare alla normalità più in fretta possibile, ne abbiamo la necessità. C’è bisogno di ritrovare la positività solo attraverso i gesti normali. Lo auguro a tutti i ristoratori e ai rappresentanti del vino perché solo parlando con loro ti rendi conto dei veri danni che questa pandemia ha fatto. Io bene o male sono stata aperta.

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